Per molti anni avevo pensato di essere una persona sbagliata. Prima perchè mi ero sempre sentita e comportata come un maschiaccio. Poi, per quei giochi strani che con la mia amica di merende amavo fare da bambina, a cui spesso pensavo con vergogna.
Ci piaceva tanto giocare al dottore e le pazienti della nostra immaginazione erano sempre femmine.
Barbie bionda era solita stare con Barbie castana e Ken era solo un amico di passaggio.
Poi, pian piano, sono cresciuta. Mi immedesimai nel ruolo di figlia modello che la famiglia si aspettava da me: ottimi voti a scuola, eccellente nello sport, a messa ogni domenica e sempre solare in casa. Mai nessun ragazzo in casa prima di quello che sarebbe poi diventato mio marito nel giro di pochi anni e in generale pochissime storie serie, pur essendo sempre stata attratta dall’amore e dalla sessualità.
Guardando indietro posso affermare di aver vissuto una infanzia e adolescenza felici, seppur con alcuni alti e bassi e qualche trauma di cui credo non vorrò parlare in pubblico né oggi né mai.
Dopo qualche anno di frequentazione col mio ragazzo, nonostante fossimo entrambi decisamente giovani, decidiamo di sposarci senza passare prima per la convivenza, con molti che mi danno della pazza e io che come sempre proseguo diritta per la mia strada.
Dopo meno di due anni dal matrimonio affrontiamo le prime difficoltà, dovute a problemi con la mia situazione lavorativa. In pochi mesi faccio cambiamenti drastici: cambio lavoro, sport e taglio i miei capelli lunghi, arrivando nel giro di pochi mesi ad avere un taglio rasato.
È come se fosse passato un uragano su quella che era la mia vita e la mia normale routine e mi trovo a fare il punto sulla situazione. Sono felice? La mia vita procede come la volevo?
Nonostante fossi convinta di essere felice avevo sempre sentito qualcosa dentro di me che mi faceva sentire diversa, che mi spingeva a correre di più, a non stare con le mani in mano, a fare qualcosa. Sempre a disagio in compagnia, mai troppo vicina a nessuno, pur avendo moltissimi conoscenti ed amici.
E quella sensazione era ancora li, che mi pressava fin da quando ne avevo memoria, un imperativo biologico a cui sembrava non potessi fuggire. Mi sentivo come se il mio inconscio mi spingesse a voler trovare una risposta ad una domanda che ancora non sapevo di essermi posta.
Non ricordo bene come arrivai a realizzarlo, so solo che ad un certo punto feci il proverbiale 1+1. Il risultato per me si dimostrò essere due, indipendentemente dal sesso maschile o femminile degli 1 coinvolti.
Fui folgorata come sulla via di Damasco.
Fu talmente chiaro e lampante, guardando indietro, che ero sempre stata attratta sia dalle donne che dagli uomini, che mi chiesi come avevo potuto non rendermene conto prima. L’unica spiegazione che ancora adesso riesco a darmi è addossando il grosso della colpa ad un’educazione bigotta e sessualmente oppressiva. Qualsiasi esperienza io avessi avuto sia con un sesso che con l’altro era sempre stata avvolta in sensi di colpa.
Non mi vergogno nel dire che nella confusione di quella realizzazione per me così importante la prima cosa che mi chiesi fu se fossi lesbica.
Poi mi resi conto di essere stata felicemente impegnata per anni e sposata per più di 12 mesi e capii che non era quello il caso. Mi sentii un ibrido, una via di mezzo tra quelli che molte persone percepivano come due mondi inconciliabili e da brava internauta inizia a documentarmi.
La prima cosa che lessi erano dei testi sulla bisessualità, per poi passare alla pansessualità.
Continuai a leggere tutto quello che trovavo e lessi, lessi, lessi. Ed a ogni testo mi sentivo sempre meno diversa. Stavo arrivando ad una nuova comprensione di me stessa e non ero più sola. Leggevo e pensavo: si, è così anche per me. Sono proprio io.
Misi a parole un concetto che avevo comunque sempre sentito mio: l’amore è amore, indipendentemente da come ti porta all’orgasmo. Capii che, almeno per me, l’attrazione sessuale non aveva genere. Non da quel momento, ma da quando ne avevo memoria.
Feci passare alcuni giorni, per interiorizzare tutte quelle nuove sensazioni. Poi, come avevo sempre fatto, decisi di parlarne con il mio compagno. Al di là dell’attrazione lui per me è, e spero sarà sempre, il mio migliore amico e confidente.
Gli dissi tutto quello che avevo capito e realizzai anche molte cose sul nostro rapporto. Accettò subito tutto senza problemi, non so se per la sua mentalità aperta o per il fatto che conoscendomi così bene forse lo aveva sempre saputo.
Ad anni di distanza, mi rendo conto che quello è stato un momento importantissimo della mia vita. Quel tranquillo pomeriggio di disoccupazione tra la fine di un impiego e l’inizio del nuovo lavoro ha cambiato le carte in tavola. Se prima mi sentivo diversa, fuori posto, ora mi accetto così come sono e mi sento una persona completa, speciale.
Non ho mai voluto affrontare la cosa con i miei genitori ed il resto della famiglia. So già che non sarei accettata e non voglio neanche pormi il problema.
Chi volevo mi conoscesse, lo sa. Chi non è in grado di accettarlo è stato tagliato fuori.
Io non so se questa può considerarsi una storia. Da un momento all’altro per me è cambiato tutto, eppure esternamente non è successo niente. Forse ad un occhio esterno può non dir nulla, ma questa è la mia storia.
ciao, mi chiamo maria vittoria e ho 13 anni, credo di essere bisessuale. grazie a voi sto imparando a conoscermi meglio e a cercare di capire la mia sessualità anche se sono giovane. volevo solo ringraziarvi, ciao.
Grazie a te, Maria Vittoria! È un piacere e un onore per noi sapere che ci segui e che ti stiamo accompagnando nel tuo percorso.
Un abbraccio!