Partiamo da un assioma; per ora prendetelo come dimostrato, giusto per ragionarci sopra: <<La vita di noi bisessuali è disperatamente disseminata di continui Coming Out>>.
Se vogliamo (vogliamo?) guardare ai beceri stereotipi che conosciamo, io non sono un tipo particolarmente mascolino né particolarmente effeminato, ho sempre avuto atteggiamenti piuttosto conformisti ma non radicali e spazio senza batter ciglio dal camionista rutto libero alla stizzosetta che minaccia di graffiarti.
Vengo per lo più preso per etero ma in qualche modo ho sempre tentato di comunicare il mio orientamento sessuale attraverso venature purpuree nonostante io adotti un comportamento “consono” (per la società) al mio genere biologico. Come se, a momenti alterni, avessi un tag lampeggiante che avvisa: “guarda che, anche se supponi che io sia gay perché sto con un uomo, non lo sono” o “anche se conosci la mia ragazza, non significa che sono etero”.
E mi capita eh… quando sono fuori con un gruppo di amici gay e, invece di parlare di manzi e sparlare di altri amici gay o delle tettone del tavolo a fianco, passo tutta la cena a flirtare con la cameriera fica. Oppure quando sono l’unico che durante una serata Wii Just Dance tra amici accetta di ballare e si lancia in un sentito playback di “Let it go” (quella di Frozen) a squarciagola come una Elsa finalmente libera di essere se stessa.
Poi capisci che il neon con la scritta BISEX ha funzionato (o quasi) quando: matrimonio di un’amica (interno giorno); il vestito si apre improvvisamente in due e tutti si mettono ad urlare il tuo nome per salvare la situazione…
In effetti mi rendo conto di essere costantemente alla ricerca di poter comunicare il mio orientamento sessuale e questo perché vengo in ogni momento spinto verso un’etichetta che ogni volta non mi sta bene.
Capiamoci, non è che non mi piacciano le etichette, per carità, anzi; sono orgoglioso di usare la bisessualità per sentirmi parte di una “minoranza” sessuale, ma credo di esprimere altre caratteristiche, con la mia personalità, rispetto al mio mero orientamento sessuale.
Il fatto è che da quando ero piccolo (ed è passato parecchio) mi sento incasellare di volta in volta in una scatola o nell’altra (gay vs etero).
Ma noi continuiamo a confondere atteggiamento con orientamento con identità… i vecchissimi stereotipi di mascolinità e femminilità con l’orientamento sessuale; l’identità di uomo e donna con il look.
E poi c’è la questione coppia: Stai con un ragazzo = gay; Stai con una ragazza = etero. Dicotomia, sempre e comunque. Ed è proprio a causa (o grazie) alla relazione con la mia ragazza, che sento come se dovessi continuamente fare CO.
Sapeste quanto fastidioso e frustrante sia per me (in una relazione etero) non essere mai preso sul serio. Quando in una conversazione capita ad esempio l’occasione di accennare al fatto che mi piacciono anche i maschi. Niente. La gente attorno non ci crede, non vuole capirlo. Preferisce pensare che io stia scherzando…
E il massimo della frustrazione arriva quando lascio perdere e mi sento in colpa. In colpa per non aver messo il cartellino con scritto bisessuale uscendo da casa, in colpa per non essermi presentato con: “piacere, Leo, bisessuale. Si, lo sono sempre stato; no, non è una fase; no, non sono confuso; e no, non sono un trojone da sbarco” – “Si, lo so, sto con una ragazza ma sono lo stesso bisex”
Ci sono anche frangenti in cui semplicemente non ho voglia di star lì a puntualizzare e contraddire chi presume il mio orientamento sessuale, perché non sempre sono nello stato d’animo per parlare di me stesso in modo così esplicito.
Ma questo non fa altro che instillarmi quella sensazione di falsità o almeno di mancata autenticità.
Poi incontri anche altri tipi di persone: un amico col quale ti sei aperto di recente. Lui non sa niente di questa… ROBA… e ti stupisce. Non gli dici niente, gli fai solo leggere un articolo che hai scritto per Bproud e lui ti dice: “mi piacerebbe scrivere come te”.
Questa è stata la prima volta in cui il fatto che una persona non desse importanza al mio CO mi ha fatto felice. La prima volta in cui aver sorvolato sul mio orientamento non stava eludendo la mia dichiarazione, semplicemente non ci dava peso.
Io non ho mai combattuto, come accade ad alcuni, la mia identità sessuale, ho sempre saputo di essere bisessuale; anche quando non sapevo che esistesse; anche nonostante i momenti di sconforto per la confusione che credevo regnasse. Ma ho sempre combattuto e combatto tutt’ora con me stesso ogni volta che incontro una persona nuova che potrebbe essere importante o che semplicemente voglio avvicinare con un po’ più di anima. “Ecco, ora sarà il caso di dirgli/le che sono bisex?”; “quanto è importante per lui/lei?”; “gliel’ho detto abbastanza in fretta?”.
Non possiamo certo pretendere che tutti capiscano l’orientamento sessuale di chiunque al primo sguardo, ma sperare che questo non sia così maledettamente importante, sì; sperare che la “responsabilità” data da questo “grande potere” che è essere bisessuali possa un giorno cedere il passo alla capacità di ognuno di guardare agli altri senza presupposizioni, senza pregiudizi, senza ammiccamenti, senza paure:
“Here I stand
And here I’ll stay
Let the storm rage on!” (Elsa, Frozen)
Leo ottimo articolo come sempre! Mi ritrovo molto in quello che hai scritto.
Grazie mille. Davvero ti ritrovi? Mi fa piacere. Non so per gli altri, ma per me è cosi difficile trovare soprattutto uomini ma anche donne bisessuali con cui confrontarmi. Buona giornata!
Carissimo Leo, quanto mi ritrovo nelle parole dell’articolo che hai scritto.
Sopratutto per quanto riguarda i sensi di colpa. Essere in una relazione etero (nel mio caso sposata) mi lascia sempre con l’amaro in bocca quando intraprendo nuove conoscenze o amicizie. L’essere bisessuale credo sia una grande parte di me e del conoscermi e spesso rimango col dubbio: glielo dico o non glielo dico?
Per me non sarebbe neanche un problema ammetterlo, il fatto è che quando liquidano la cosa come se questa fosse uno scherzo ci rimango talmente male che, poi, ci penso più di un po’ prima di fare coming out di nuovo.
Buona vita a tutti
Grazie del commento, Cristalskies! a volte mi chiedo se dovrei essere un po’ meno cerebrale (leggi: “farmi meno pippe mentali”) e lasciar cadere la cosa. Problema… la volta che puntualizzi (per necessità o per correttezza etc.) che non stai scherzando la reazione è: “PERCHE’ NON ME L?HAI DETTO PRIMA?”
ma cosa dovevo dire? è così fondamentale mettersi subito in piazza? quanti esseri umani si presentano con:
“piacere, Ada, sono musulmana e vegana”
“piacere mio! io sono Alberto, circonciso”
“Alessia, dominatrix, piacere di conoscerti”
continuiamo? 😉
Buona vita!