Il mio ex mi diceva: “lo so che sei bisessuale ma insieme siamo una coppia gay e quindi puoi permetterti un atteggiamento più femminile. Altrimenti gli amici gay pensano che tu sia più etero di quel che dici” – allora, a parte i seri problemi mentali, ecco il problema: la femminilità è una cosa “scontata” per gli uomini gay, perché ce lo si “aspetta” da loro: una forma di coming out indolore. Inutile dire quanto sia sciocco tutto ciò.
Non ho mai faticato a dimostrarmi femminile con una donna, tanto che il ruolo “bottom” mi riesce molto bene; mettiamoci poi che nei rapporti sentimentali con gli uomini (al di là dei gusti a letto) non mi è facile il ruolo passivo inteso come ricettivo, remissivo, quello di colui che ama farsi proteggere. Ma per i bisessuali, la manifestazione della propria femminilità e mascolinità porta ad una vera cancellazione del nostro orientamento sessuale; soprattutto quando desideriamo esprimere il nostro comportamento in modi non convenzionali rispetto alla relazione (omo o etero) che stiamo vivendo.
Entrambe le comunità, sia etero che LGBT+, speculano ancora oggi sulla veridicià della bisessualità: intesa sia come esistenza che come verità (e non copertura) da parte di chi si dichiara Bi. Nel caso poi degli uomini cisgender come me, anche una piccola dose di femminilità minaccia di cancellare la mia identità, e tutti sappiamo quanto sia già abbastanza duro essere bisessuali.
Ci sono spazi in cui uomini gay, donne lesbiche, e donne trans possono esprimere la loro femminilità; persino alle donne bisessuali è concesso… in quanto assimilate alle donne etero… :-/… Ma ci sono pochi ambiti in cui gli uomini bisessuali hanno lo spazio per esprimere la propria femminilità/mascolinità senza temere che la loro sessualità sia cancellata. Questo perché la mascolinità, o almeno il suo stereotipo più fondamentalista, deve essere rude, sicura di sé, forte, dominante e attirare la femminilità. La femminilità, d’altra parte, è ancora associata alla delicatezza, al romanticismo, alla dolcezza, fino a sfociare nella debolezza che attrae la mascolinità.
A dire il vero, questi pregiudizi e stereotipi hanno danneggiato anche il mondo omosessuale.
- Quante volte la gente assume che una donna sicura, diretta, forte, decisa sia automaticamente lesbica? Questo ovviamente per il fatto che queste caratteristiche si associano, a torto, alla mascolinità.
- Quante volte vediamo bocche spalancate di fronte a donne femminili che si identificano come lesbiche.
- Qualsiasi espressione di femminilità in un uomo gay quasi sicuramente porta ad associare il suo comportamento a preferenze sessuali: un ragazzo più maschile è assunto come “top”, mentre un ragazzo più femminile è etichettato subito “bottom”.
Gli stereotipi di genere ostacolano tutti nella comunità LGBT+, in questi modi e in molti altri, ma ci sono alcuni modi speciali, manco a dirlo, in cui essi si abbattono sugli uomini bisessuali.
- In un ambiente gay, un bisessuale “prevalentemente” mascolino come me può essere ben accetto, ma sempre per motivi stereotipati che ammiccano alle pratiche sessuali
- ma paradossalmente la manifestazione della mascolinità di un bisessuale in un ambiente gay può essere stigmatizzata come ostentazione e falsità: diventiamo etero-curiosi, detrattori o omofobi interiorizzati.
- A causa dell’eteronormatività ancora dilagante, un bisessuale, che voglia mantenere la propria mascolinità ma anche la propria identità sessuale all’interno di una comunità etero rischia di scivolare verso battute omofobe, sessiste, maschiliste quando va bene.
- dimostrare la mia femminilità in un rapporto etero con una donna mi ha portato in passato a dubbi da parte sua circa il mio reale interesse: una volta una ragazza con cui sono uscito mi ha detto che rischiava di sentirsi lesbica… inutile dire che il lusso di un secondo appuntamento non me lo sono concesso…
Quindi sentire la pressione di dover agire o presentarsi in un determinato modo è un danno non solo all’individuo e alla veridicità delle sue esperienze ma all’intera comunità LGBT+
In quest’articolo mi ritrovo pienamente e volevo ringraziare Leo perchè è esattamente quello che sento. Sono una ragazza e sono bisessuale ma resto una ragazza . Ho i capelli più corti ma non vedo il problema eppure per qualcuno del mondo che ci circonda è un problema, io non rientro in un canone , ma sono una PERSONA con tutte le sfumature che ciò comporta
Grazie a te, Claudia. Nota buffa, perdonami: mi spiace che, quando noi bisessuali (ma anche tutti gli altri per orientamento, disforia, razza, religione etc.) verremo visti solo come PERSONE, come dici tu, probabilmente non serviremo più e chiuderemo il blog 😛
Buona sera! Io (purtroppo) ho un aspetto per lo più mascolino e mi vesto in modo semplicissimo e casual, quindi credo che la mia stessa apparenza non possa essere associata a quella di un “”””tipico”””” bisessuale, perciò se dichiaro il mio orientamento uno rimane piuttosto scettico… perché, si sa, noi viviamo di stereotipi.
“Gli stereotipi di genere ostacolano tutti.” A mio modesto avviso gli stereotipi di genere ostacolano tutt*, sia eterosessuali che LGBT+. Solo per bisessuali è più complicato, bisogna impegnarsi a spiegare, che può diventare faticoso e/o spesso “non vale la pena”. Ho appena letto Gender Trouble di Judith Butler, dove “gender” e “identità di genere” vengono costruiti attraverso ripetute performances che altre persone vedono. Mi sono chiesto, in che cosa consistano queste performances per le persone bi+ in rapporti monogami: che cosa c’è da vedere che è diverso da ciò che vedi in altri rapporti monogami? Niente. Ma Butler intende non soltanto le performance tipo come ci si veste, come ci si comporta, ma anche attraverso l’utilizzo della lingua stessa. Bisogna parlare della bisessualità, come facciamo qua!