Coming out day 2017

Il CO per Silvia

Dicono che il primo coming out non lo dimentichi mai, a prescindere da com’è andato.

Quella paura mista al bisogno di urlare chi sei, quel desiderio di sentire che non cambia nulla se non il fatto che finalmente non devi più nasconderti, in realtà sono tutte sensazioni che riprovi ogni volta che vuoi dire chi sei a qualcuno.

Il mio primo CO è andato benissimo, sono stata fortunata: dall’altra parte ho trovato una persona speciale che mi ha subito tranquillizzata dicendomi che lo aveva capito ancora prima di me e che per lei ovviamente non cambiava nulla.

A distanza di oltre 20 anni dal quel giorno ho imparato che purtroppo non è sempre così e che spesso non si può o non si riesce ad uscire allo scoperto.
Le situazioni sociali sono tutte diverse tra loro, così come lo sono le persone e gli ambienti.

Non mi nascondo più da anni e ormai tutte le persone che mi circondano sanno di me, ma ci sono sempre delle occasioni in cui ci tocca scegliere se raccontare di noi o meno e ancora ogni volta in me scattano una serie di domande: lo devo dire? Faccio finta di nulla? Come la prenderà? Mi interessa davvero sapere la sua reazione?

Chi dice che il CO è solo un atto politico secondo me sbaglia: è come prima cosa un atto emotivo.
Perché esporsi non comporta solo il far vedere che esiste una categoria fiera di essere quello che è e che chiede rispetto e riconoscimento.
Uscire allo scoperto significa sopratutto mostrare all’altro una parte di sé molto importante, che ha dei risvolti privati pieni di vari significati soggettivi che possono spaziare dalla gioia pura alla sofferenza più dolorosa.

Chi si trova dall’altra parte, chi riceve il CO di qualcuno, si ritrova improvvisamente armato: può scegliere cosa fare, se ferire o scaraventare l’arma il più lontano possibile con un sorriso.
Ma chi fa CO non lo può sapere in anticipo e non sapendolo corre un rischio molto grosso ogni volta.
Un rischio che è totalmente assurdo perché sta semplicemente cercando un collegamento più vero con l’altro.

Questo rischio lo corriamo ogni giorno in varie situazioni e in vari ambienti.
Ma con gli anni per me il CO è diventato anche un alleato importante e ho capito che potevo anch’io viverlo in maniera diversa.

Non sono più passivamente in attesa delle reazioni altrui, sperando di non essere travolta dal colpo di pistola: oggi il CO mi aiuta a selezionare con chi voglio passare il mio tempo libero, in che bar bere il caffè, da che orefice comprare le fedi per l’unione civile, dove ordinare la pizza.

Oggi il CO per me finalmente non è solo la paura dell’arma puntata, ma è il sollievo di giocare alla pari con gli altri, nella consapevolezza che se ti apro il mio cuore e la tua reazione non è quella che mi aspetto allora sono io che scelgo di non frequentarti.

E adesso so che sono io che ci guadagno.

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