Dove posso sentirmi accolta? – La storia di F.

Ciao,
inizio con il presentarmi, sono F. e ho 30 anni, bisessuale.

Ho deciso di scrivere la mia storia perché leggere quelle di altr* è stato fondamentale nel mio percorso (sono troppo presuntuosa nel pensare che possa essere utile anche la mia?).

Ricordo che la prima volta che sentii la parola “bisessuale” fu dalla bocca della mia migliore amica d’infanzia che mi informava del fatto che un’altra nostra amica si dichiarava così, prendendo in giro tutti per comodità, ma che in realtà era lesbica.
La questione mi lasciò perplessa per una serie di motivi, tra cui il fatto di parlarmi in questi termini di una terza persona non presente, e probabilmente fu allora che interiorizzai il termine bisessuale come “negativo”.

Durante la mia adolescenza si può dire che abbia fatto esclusivamente esperienze con il sesso opposto, nonostante fossi attratta anche dalle ragazze.
Ricordo perfettamente quanto fossi innamorata di Joan Jett e di altre cantanti (non faccio l’elenco perché sarebbe lungo…) e di quanto desiderassi vestirmi da uomo per conquistare una ragazza.

A quel tempo però non mi balenava per la testa il fatto di essere bisessuale: mi ripetevo che le donne erano belle, amavo ammirarle, e che fosse assolutamente normale guardarle per strada.

Adoravo così tanto le donne che ripetevo più volte “accidenti, ma perché non sono lesbica?”. Me lo sono ripetuto anche quando ho pianto come una fontana alla visione del film “L’altra metà dell’amore”.

A 18 anni la vita universitaria e il clima di libertà che respiravo, mi portarono ad aprirmi di più con le persone della mia età. Raccontai qualcosa di me a qualche collega, sul fatto che avevo dei desideri e gusti particolari e che forse mi interessavano sessualmente anche le ragazze.
La risposta a quel mio timido e ingenuo gesto di apertura fu di essere presto ripagata dalla fama di “ragazza dai facili costumi”.

Mi sentii molto ferita, e scendendo dalle nuvole della mia ingenuità, capii che non tutti la pensavano come me e che ciò che per me era “naturale” era possibile oggetto di bersagliodi pregiudizi e attacchi.
Mi chiusi in me stessa e rinnegai quindi quelle parti di me per la paura dei giudizi altrui.

In quegli anni iniziai la mia prima relazione duratura e assolutamente monogama con un ragazzo.
Nei nostri primi anni di relazione, frequentai un gruppo di amici tra i quali vi erano delle ragazze dichiaratamente bisessuali che spesso durante le feste flirtavano tra loro.
Mi parlavano dei loro baci in discoteca, delle loro esperienze con ragazzi e ragazze.

Per me fu una rivelazione perché iniziai a pensare a me stessa come bisessuale.
Niente fu più lineare di questa conclusione: mi piacevano entrambi, quindi che problema c’era nel definirsi così?

Purtroppo i problemi erano due, ed erano nella mia testa prima ancora che negli attacchi altrui: ero fidanzata con un ragazzo e non avevo mai avuto nessun contatto con una ragazza, neanche per gioco o provocazione (cosa che mi dava alquanto sui nervi).
Pertanto nella mia confusione alternavo dal definirmi eteroflessibile al bisessuale e sembrava che per gli altri la questione non fosse importante perché tanto stavo con un ragazzo quindi in realtà ero etero.

La questione invece era importante per me che, nonostante fossi fedelissima al mio ragazzo, non ho mai smesso di guardare sia ragazzi che ragazze (cosa che è sempre stata oggetto di scherzose battute tra me e il mio ex partner).

Oltre a questo mi dicevo che non potevo essere bisessuale perché lo è chi sta “perfettamente nel mezzo” e la mia attrazione e i miei comportamenti propendevano per un sesso piuttosto che per un altro.

Terminata quella relazione dopo 9 anni, la mia attrazione per le persone dello stesso sesso non solo è rimasta ma è anche aumentata in un modo che non poteva essere più nascosto.

Sono andata all’estero, in un ambiente molto più aperto e liberale e mi sono avvicinata ad alcune realtà LGBT che non avevo mai frequentato e in particolare ad alcune persone omosessuali.

Anche in questo caso credevo, sbagliando, di essere in un ambiente protetto dagli attacchi fobici e invece ricevetti insulti, battutine, definizioni non richieste.

Mi dissero che ero solo confusa, che avrei dovuto provare il sesso a 3, che “ero una di quelle che non esistono”, o ricevetti domande provocatorie per indagare la mia sessualità con le ragazze, come se dovessi dare conferma della mia bisessualità attraverso un curriculum di esperienze sessuali.

Un curriculum che, tra l’altro, era vuoto e per questo non ebbi la forza di rispondere.

Tutto ciò mi fece molto male, la mia apparente schiettezza mascherava la mia sofferenza.
Era la seconda volta che al mio tentativo di apertura ricevevo reazioni negative che mi inibivano.

Ormai in qualsiasi ambiente avevo quasi “paura” a dire di essere bisessuale perché mi sentivo fuori posto.

Da una parte uomini eterosessuali mi trattavano come una fantasia erotica vivente e mi sentivo fortemente a disagio.
Le amiche eterosessuali mi dicevano che in fondo in fondo ero lesbica, le ragazze lesbiche mi ignoravano a piè pari dicendo che tanto cercavo uomini e che ero solo curiosa e gli amici gay mi dicevano che finalmente stavo liberando il mio lato lesbico.

Non capivo dove dovevo stare per sentirmi accolta.

Ma capii anche che prima di abbattermi per le parole dette da altri dovevo lavorare in primis su me stessa, cercando di capire chi ero a prescindere dagli altri e dai dubbi che mi facevano nascere e dalle etichette.

Dovevo partire da lì: come potevo predicare libertà se io per prima non ero libera? E come potevo essere pronta agli attacchi altrui se avevo ancora ferite aperte e sanguinanti?

Sono passati due anni, ho fatto un grande lavoro di profonda riflessione su me stessa.
In questo lavoro leggere le storie degli altri è stato fondamentale così come il confronto, i momenti bui e i momenti belli.

Sono uscita con diverse persone e ho conosciuto lei.
Senza troppe domande abbiamo iniziato a frequentarci, ho provato delle sensazioni nuove e un senso di libertà nell’uscire per la prima volta con una ragazza, a emozionarmi nel baciarla e a volerlo fare di nuovo, a stringerle la mano, a dormire con lei e ad andare a cena fuori.

A sentirmi accolta e capita. E non mi sono mai sentita così leggera.

Purtroppo la frequentazione è finita per altri motivi, ma continuerò a frequentare ragazzi e ragazze e spero un giorno di innamorarmi di nuovo.

Da allora mi dichiaro apertamente e orgogliosamente bisessuale e sono felicissima.

Perché in fondo l’ho sempre saputo e ora mi accetto davvero così come sono.

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