I più sensibili di voi preparino i fazzoletti perché, che siate genitori o figli (o tutti e due!), la storia di questa mamma non potrà non farvi riflettere e commuovere, anche solo un pochino. È un racconto che ci è piaciuto molto perché non usa mezzi termini e retorica fuori luogo. È sincero e per quanto possa lasciarci perplessi, a volte, non si può negare che “se fossimo al suo posto forse…”. Il post di BFamily di oggi quindi non è per i genitori LGBT+ (sarebbe troppo facile) ma per quelli etero che potrebbero trovarsi in una situazione simile. E per tutti i figli, di ieri e di oggi, che avrebbero voluto una mamma così.
Traduzione di Anna; Revisione di Francesca
Link all’articolo originale (in cui è presente anche il punto di vista della figlia)
Ero totalmente impreparata alle parole che sono uscite dalla bocca di mia figlia dodicenne tre anni fa.
Erano le dieci di sera ed eravamo spaparanzate sul suo letto a chiacchierare. È sempre stato il momento della giornata in cui le piace raccontarmi le sue cose: “mamma, credo che potrei essere bisessuale”. Braccia e gambe hanno cominciato a formicolare e, per un attimo, ho smesso di respirare. Quella frase è stata come il coperchio di un tombino che è saltato via e l’intero futuro che avevo immaginato per lei è stato risucchiato via come da un tornando.
“Davvero? – ho chiesto per guadagnare un po’ di tempo cercando di restare calma e apparire disinvolta – bisessuale?”. Lei mi ha sempre detto che io sono l’unica persona a cui può dire tutto e io mi sono sempre sentita veramente fortunata per questo. Solo che non ero preparata per quello che mi aveva detto. Mi sono sentita triste, spaventata, ansiosa e a disagio, tutto allo stesso tempo. Ho immediatamente pensato al futuro: la festa di fine anno scolastico… donatori di sperma… lei e la moglie alla mia tavola il giorno del ringraziamento… i suoi quattro bambini (Kate, Sara, Lily e Rosa. Ha già scelto i nomi) senza un papà…
“Sì, ma non so” – ha continuato – “Io mi ci vedo ad uscire con una donna all’università, forse. Sono una persona a cui piacere avere più opzioni”.
Gay sarebbe stato più facile da digerire, ad essere onesta, più chiaro, diretto, un po’ come essere etero. Bisessuale, invece, lo sentivo così “area grigia”, né una cosa né l’altra, più ambiguo per un animo come il mio che lavora bene su piani puliti e regolari, con pagine di calendario suddivise per colori e libretti degli assegni precisi al centesimo tutti i mesi.
Ho cominciato a razionalizzare, a cercare una spiegazione. La sacrosanta verità era che fino a quell’esatto momento la possibilità che lei potesse non essere etero non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello.
E non è che io sia nata e cresciuta nella Bible Belt, tutto il contrario. Sono una donna dalla mentalità aperta, che ha vissuto i primi 42 anni della sua vita a San Francisco. Le relazioni same sex non mi hanno mai provocato nessuna reazione e credo fermamente che la sessualità sia determinata dalla natura e non dalla volontà. Ma ho scoperto che è completamente diverso quando si tratta dei tuoi figli. Ma allora perché le parole di mia figlia mi hanno riempito di terrore? Perché essere in una relazione same sex rende la vita più difficile. Perché non voglio che lei sia oggetto di atteggiamenti sgradevoli o peggio. Perché non voglio che lei sia limitata, esclusa o discriminata in alcun modo.
Dopo qualche settimana l’ha accennato di nuovo quando eravamo in macchina: “Mamma, qualche volta, quando immagino il mio sogno americano, con la staccionata, me, i miei figli e i miei cani, beh qualche volta lo immagino con una donna. È strano”.
Volevo chiederle se le capitava di immaginarlo anche con un uomo, ma non lo faccio. Annuisco, sorrido, tengo il mio sguardo ben saldo sulla strada e rispondo: “Beh vedremo cosa succederà. La persona che starà con te sarà molto fortunata, questo è sicuro!”. E dico sul serio.
“Grazie per sostenermi così tanto” – mi dice con un sorriso sincero – “Non tutti i genitori lo farebbero. Sono molto fortunata”.
Se è davvero bisessuale, mi dico in quel momento così cruciale, spero che il compagno della sua vita sia un uomo. È più facile restare incinte (lei vuole quattro bimbi, ricordate?) e sarebbe carino per i suoi bambini avere un modello di riferimento maschile se qualcuno dei figli fosse un maschio.
Comincio anche ad immaginare la reazione dei miei genitori alla notizia. Continuerebbero ad amarla e ad accettarla? Sia mia madre che mia suocera sono molto cattoliche. Anche mia figlia mi confida che questo è un aspetto che la preoccupa.
Una delle cose più difficili è che non posso parlarne con nessuno. Anche confidarmi solo con le mie più care amiche sarebbe come tradire la privacy di mia figlia. Quindi lo tengo per me e ne parlo solo con mio marito, che prende la notizia con filosofia, non preoccupandosene minimamente, facendomi sentire sia invidiosa che grata.
Una delle mie più care amiche è stata sposata con un uomo per più di dieci anni, ha avuto due bambini, ha divorziato e ha poi cominciato una relazione con una donna. È strano capire come si possa passare dall’avere una relazione intima con un uomo ad una con una donna – chiedo alla mia amica, Jade – che, all’inizio, mi aveva semplicemente detto “Si ama chi si ama”. Questa risposta non mi aveva del tutto convinto.
Qualche anno dopo ho ripreso il discorso e lei mi ha detto che un tempo non era possibile avere una relazione “same sex”. Lei si definisce una “lesbica tardiva” e mi ha consigliato una TED talk al riguardo e anche uno studio scientifico che indaga sulla fluidità o meno della sessualità.
Ha anche ammesso che sì, la vita è più dura. Lei e la sua compagna devono stare attente a dove vanno in vacanza; le è stato negato l’affitto di una casa da un proprietario che non le voleva e io non le ho mai viste tenersi per mano, abbracciarsi o baciarsi in pubblico. Io non desidero queste cose per mia figlia.
Qualche mese dopo mi sono sentita meglio, quando mia figlia ha ricominciato a parlare del suo futuro e accanto a lei vedeva un marito.
E ancora meglio quando, un anno dopo, ha chiesto ad un ragazzo di uscire ed era emozionata e nervosa quando è uscita con lui anche altre due volte prima di lasciarlo perché “non la faceva ridere” (“ottima decisione – le ho detto – è una cosa importante”).
Mia figlia adesso ha quasi 15 anni ed è ormai sicura che lei sia proprio così. Non è una fase, un piano per attirare l’attenzione o uno “step intermedio” per qualcos’altro. E io le credo. È una delle persone più intelligenti e sicure di sé che conosco e ha sempre fatto quello che riteneva giusto per lei, cosa non facile quando sei adolescente. La ammiro.
Lei ritiene di essersi tenuta dentro questo segreto troppo a lungo e adesso non vuole più farlo. Così la settimana scorsa ha chiamato mia suocera, ha fatto un bel respiro e le ha detto che è bisessuale. Io ero seduta sul letto accanto a lei e le ho tenuto la mano mentre faceva quella telefonata così importante.
“Non ha nessuna importanza per me” – le ha detto la nonna – “ti voglio bene indipendentemente da tutto”. Le ho stretto la mano e sorriso mentre le si riempivano gli occhi di lacrime di sollievo.
Qualche giorno dopo ha preparato i biscotti con le gocce di cioccolato, li ha portati a scuola e li ha dati ai suoi migliori amici mentre comunicava la notizia, accolta con grandi abbracci, sorrisi e congratulazioni (grazie, favolosi amici di mia figlia!).
Questo weekend mi ha chiesto di accompagnarla al Pride per celebrare insieme ad altri come lei (non è molto eccitata all’idea di essere accompagnata da una etero, ma mi ha detto che perdonerà questa mia colpa). Io indosserò la t-shirt arcobaleno con la scritta “fiera di mia figlia” che lei ha ordinato per me. La sua t-shirt avrà invece la scritta “bisessuale bellissima e tostissima”.
Devo ammettere che, sebbene abbia avuto ormai qualche anno per abituarmi all’idea, mi sento ancora un po’ strana quando pronuncia la parola “bisessuale”. Di tanto in tanto la cerco su Google ma faccio il possibile per evitarlo. Una cosa che viene fuori quando la cerco è che l’84% dei bisessuali si ritrova in lunghe relazioni con persone del sesso opposto e ci sono tante persone famose (ad esempio Drew Barrymore, Fergie, Angelina Jolie) che si definiscono bisessuali. È una cosa figa.
La conclusione a cui sono arrivata è questa: solo il tempo ci dirà cosa succederà. Sono onorata del fatto che la figlia che tanto amo si senta sicura e tranquilla nel confidarsi con me. Se da una parte mi dispiace un po’ non poterla guidare lungo questo percorso che io non ho compiuto, qualcosa di buono devo averlo fatto visto che continua a ripetere quanto sia fortunata ad avere una famiglia che la aiuta così tanto.
Ed ecco dove mi porta il mio spirito guida: quando sono sdraiata accanto a lei prima che si addormenti e la stringo forte a me, la nebbia confusa e complicata si dipana e tutto diventa chiarissimo. Io voglio che mia figlia sia amata da un altro essere umano tanto intensamente quanto io e mio marito l’abbiamo amata sin dal primo giorno.
Credetemi, alla fine è davvero così semplice.