Abbiamo chiesto all’amico e attivista bisessuale Tommaso Mori, di scrivere un pezzo in esclusiva per Bproud partendo da un recente studio sulla bisessualità maschile. Tommaso collabora con diverse realtà italiane (Bproud, Orgoglio Bisessuale, Marielle Mercury), ed è stato Responsabile della Comunicazione Visiva del primo Modena Pride.
di Tommaso Mori
La bisessualità maschile è stata recentemente messa sotto esame.
Gerulf Rieger, ricercatore dell’Università dell’Essex, ha pubblicato uno studio per determinare l’esistenza della bisessualità maschile. Il risultato? Esistono “Prove consistenti dell’orientamento bisessuale negli uomini”. Questo il titolo della ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
L’articolo ha generato polemiche nella comunità bisessuale a livello internazionale. Non è infatti la prima volta che l’autore e colleghi sono stati al centro di controversie nel modo in cui hanno approcciato la Bisessualità a livello scientifico.
Ma cosa dice lo studio?
Lo studio parte dal presupposto che l’esistenza della bisessualità tra gli uomini sia una questione controversa e ancora non dimostrata. Secondo gli autori l’autoidentificazione non infatti è sufficiente. Non basta che un uomo dica di essere bisessuale per poterlo ritenere definitivamente bisessuale.
Per avere delle prove più convincenti sull’orientamento sessuale è necessario sottoporre un uomo a test fisiologici. In questo caso il test effettuato è stato quello di sottoporre i partecipanti alla visione di filmati erotici incentrati o solo su uomini o solo su donne.
Durante la visione sono state misurate eventuali risposte fisiologiche a livello genitale.
Parallelamente è stata anche raccolta una testimonianza da parte dei soggetti, che hanno valutato a livello soggettivo le clip, indicando il proprio gradimento.
Quali sono i risultati dello studio?
Lo studio riunisce i dati di oltre 600 uomini in diverse nazioni (Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna) raccolti in quasi vent’anni di studi.
Emergono due risultati dallo studio. In primo luogo gli uomini che dicono di provare attrazione per uomini e donne sono soggettivamente e genitalmente eccitati sia da uomini che da donne. Questo in misura maggiore degli uomini o solo attratti da uomini o solo attratti da donne.
Ovvero: gli uomini bisessuali sono più bisessuali degli uomini etero o gay.
In secondo luogo gli uomini bisessuali che hanno gradi di attrazione similari per uomini e donne sono più rari degli uomini bisessuali che hanno una preferenza.
Ovvero: la bisessualità come 50% e 50% è meno frequente della bisessualità con preferenze.
Quali sono state le reazioni allo studio?
Da un lato lo studio sembra essere un valido aiuto per le persone bisessuali. I risultati confermano infatti la definizione di bisessualità formulata da Robyn Ochs: “Mi definisco bisessuale perché riconosco di avere in me la potenzialità di provare attrazione fisica e romantica per persone di generi diversi, non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nello stesso modo, e non necessariamente nello stesso grado”.
La ricerca è stata infatti accolta positivamente da Bi.org, sito legato all’American Institute of Bisexuality. Il commento è stato “La scienza sta dalla nostra parte”.*
Diversa invece la reazione di Robyn Ochs stessa, attivista storica del movimento bisessuale, che ha commentato così: “Notizia bomba! Gli uomini bisessuali esistono: alla buonora!”
Come mai la comunità bisessuale ha risposto in maniera non positiva?
Lo studio è stato criticato da diverse persone appartenenti alla comunità bisessuale per diversi motivi.
In primo luogo perché l’autore, Gerulf Rieger, aveva già condotto degli studi su uomini bisessuali. Nel 2005 aveva partecipato allo studio “Sexual arousal patterns of bisexual men” che sosteneva che gli uomini bisessuali non esistessero.
La comunità bisessuale si era già espressa contro questo studio, che finì per dare una credibilità scientifica alla bifobia.
Dopo 15 anni l’autore è arrivato infine a cambiare totalmente idea.
Il che è positivo, ma dall’altro lato i risultati non aggiungono nient’altro a quello che la comunità bisessuale dice da decenni tanto che molti attivisti hanno visto questo studio come la scoperta dell’acqua calda: troppo poco e troppo tardi.
Quali sono i lati problematici dello studio?
Leggendo lo studio emergono inoltre diversi lati problematici.
In primo luogo si parte dal presupposto che l’esistenza della bisessualità maschile sia un tema controverso. Questo è falso: la ricerca in ambito sociale, psicologico e medico si occupa della bisessualità maschile da anni.
In secondo luogo lo studio minimizza l’importanza dell’autodeterminazione delle persone in quanto bisessuali. La risposta dei genitali è vista come primaria, quando in realtà in una persona convivono il comportamento sessuale, l’identità sessuale, l’orientamento sessuale e anche la componente romantica e relazionale.
Tutte hanno lo stesso peso e sono valide: relegare l’orientamento sessuale ai soli genitali è una cruda riduzione della complessità dell’essere umano.
Non solo: non tutti gli uomini hanno il pene, e non tutti gli uomini hanno erezioni quando si eccitano.
L’idea che l’attrazione possa essere misurata solo tramite l’erezione è una visione maschilista, transfobica, fallocentrica e abilista.
Infine lo studio propone un’idea binaria della bisessualità che cancella le persone non-binarie e che relega la bisessualità a una via di mezzo tra omosessualità ed eterosessualità.
Quali sono i lati positivi dello studio?
Se da un lato lo studio risulta insoddisfacente, dall’altro lato può rappresentare un punto di partenza.
Questo studio, con gli enormi limiti e i difetti che ha, può avere almeno il pregio di porre fine ai dibattiti sull’esistenza della bisessualità maschile. E in questo modo permettere di andare avanti e fare studi che aiutino davvero gli uomini bisessuali.
Sempre quest’anno, l’American Psychiatric Association, ha pubblicato un documento riepilogativo sulla salute mentale delle persone bisessuali.
Gli uomini bisessuali vivono un’esperienza specifica rispetto agli uomini eterosessuali ed omosessuali. In particolare vivono discriminazioni a sè, che si ripercuotono sulla salute psicofisica in maniera unica e non sempre il personale medico-sanitario è preparato adeguatamente ad aiutare le persone bisessuali. Questo perché ancora nello stesso ambito scientifico permangono idee antiquate sulla bisessualità. È quindi necessario andare oltre e iniziare ad ascoltare le esperienze degli uomini bisessuali.
Ripetendo un punto fondamentale, dentro e fuori la comunità scientifica: la bisessualità maschile esiste, non riconoscerla è bifobia.
*il pezzo citato, “Science is on our side”, è scritto da Rio Veradonir, che Bproud ha intervistato relativamente alla sua esperienza di uomo bisessuale e poliamoroso per la rubrica “B part of my family”