Leggendo il titolo molti di voi avranno pensato: dove sta la novità? Lo sapevamo già.
Lo sapevamo già sia come membri della comunità sia come genitori LGBT+ “same sex” o “different sex”. Il fatto di saperlo già però non basta, nel mondo là fuori. Servono dati e servono numeri e a noi servono ancora di più se a proporli è uno studio di ricercatori italiani dell’Università La Sapienza di Roma e pubblicato lo scorso mese di maggio sul “Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics”
Qual è allora la finalità dei ricercatori? Oltre quella di fornirci dati importanti e recenti basati su un campione completamente italiano, è quella di dare una risposta “scritta” a chi, sia dai vertici della politica, sia dalla vita di tutti i giorni, si oppone all’omogenitorialità dicendo cose come “dobbiamo pensare ai bambini!”.
Questo studio, pubblicato su una rivista scientifica pediatrica, ricordiamo, si concentra proprio su di loro.
Per presentarla vi proponiamo la traduzione di un articolo uscito su Pink News lo scorso mese di luglio, che, a nostro avviso, ha saputo coglierne punti di forza e di debolezza (nella traduzione, abbiamo virgolettato la parola “coppia eterosessuale” che nella ricerca originale viene definita “coppia different sex” proprio perché, pur essendo la coppia di sesso diverso, l’orientamento sessuale non è conosciuto).
Prima di lasciarvi alla lettura, aggiungiamo che Bproud ha contattato il coordinatore della ricerca, il Dott. Baiocco, per chiedere se, tra i genitori presenti nel campione, ci fossero anche dei bisessuali apertamente out. La domanda nasce perché, anche nel nostro paese, il numero dei genitori bisessuali, anche in in coppia “same sex”, è in realtà molto più alto di quello che si pensa, ma a causa di una profonda bifobia, non è facile trovarne di “apertamente out”. Il Dottor Baiocco ci ha risposto con grande gentilezza facendo presente che, nonostante il loro interesse per un tale campione, hanno ricevuto pochissime risposte da persone apertamente bisessuali durante le loro ricerche e ancora meno da genitori bisessuali.
La sua risposta non ci stupisce, ahimè, ma questa è un’altra storia.
Buona lettura.
Traduzione di Anna; revisione di Francesca.
I figli delle coppie dello stesso sesso mostrano meno problemi psicologici rispetto ai figli delle coppie “eterosessuali”. Lo ha scoperto una recentissima ricerca su orientamento sessuale e genitorialità condotta in Italia. Lo studio, intitolato “Famiglie con genitori “same sex” e “different sex” in Italia: l’orientamento sessuale dei genitori è associato a conseguenze sulla salute dei figli e sulla dimensione genitoriale?” e pubblicato sul “Journal of Developmental and Behavioral Pediatrics” ha proposto un sondaggio a 70 padri gay, 125 madri lesbiche e 195 genitori eterosessuali che vivono in Italia, con figli dai 3 agli 11 anni.
Ai partecipanti sono state poste domande legate al loro background, orientamento sessuale, alla fiducia riguardo le proprie capacità genitoriali e sulla loro relazione. Le risposte al questionario anonimo online hanno mostrato che, tra tutti gli intervistati, i padri gay hanno il più alto livello di fiducia e soddisfazione riguardo il loro ruolo genitoriale, la loro relazione e la vita familiare.
“Sembra che i padri gay tendano ad avere migliori risultati e che non siano quelli ad aver maggiore bisogno di aiuto extra quando si tratta del benessere dei figli; e, nonostante tutto, sono quelli che, a torto, sono probabilmente considerati i peggiori genitori fra tutti” indica lo studio.
I ricercatori, con base all’Università La Sapienza di Roma e al “Population Research Center at the University of Texas”, Austin, USA, hanno inoltre registrato che i padri gay che hanno risposto al sondaggio sono “significativamente più anziani, più benestanti, con titoli di studio più rilevanti e all’interno di una relazione più stabile” rispetto alle madri lesbiche e ai genitori “eterosessuali”. Questi dati sono tutti considerati “ ben noti elementi in grado di prevedere migliori risultati per genitori e figli”, ancora più rilevanti, forse, dell’orientamento sessuale dei genitori.
“Le nostre scoperte dovrebbero mettere in guardia i nostri politici dal fare supposizioni sulla base dell’orientamento sessuale, partendo dal presupposto che certe persone siano più adatte ad essere genitori rispetto ad altre o dall’impedire a certe categorie di avere accesso a trattamenti sulla fertilità, come succede attualmente in Italia” concludono i ricercatori facendo riferimento alle politiche anti famiglie LGBT+ che serpeggiano tra i legislatori italiani.
La ricerca presenta comunque una serie di limiti: il campione riflette, per lo più, le testimonianze di genitori di classe media, europei bianchi e residenti in zone urbane e non è rappresentativa della popolazione generale e il sondaggio “auto-valutativo” potrebbe riflettere una certa faziosità conscia o non conscia nel presentare l’esperienza del singolo (aggiungiamo che dal campione mancano alcune categorie come i genitori adottivi e le coppie divorziate e, dal campione “different sex”, le coppie che hanno fatto ricorso a FIVET – fecondazione in vitro. Le coppie analizzate di genitori gay uomini sono in percentuale più benestanti, con un background educativo più elevato e più mature in termini di età rispetto alle coppie lesbiche ed ”etero”. Tutti elementi che influiscono sull’approccio alla genitorialità. La recente polemica nata negli ultimi anni, anche in seno al movimento LGBT+ italiano, riguardante la GPA – gestazione per altri – di coppie gay maschili, potrebbe aver spinto le coppie stesse a presentare la loro situazione familiare in modo estremamente positivo proprio per controbattere chi li critica, influenzando il risultato della ricerca. Queste ipotesi, ovviamente, non sminuiscono il fondamentale lavoro svolto dai ricercatori e gli importatissimi risultati della ricerca che ci auguriamo abbia largo seguito. NdT)
Nonostante tutto, i risultati dello studio sono in linea con le precedenti ricerche sull’argomento come, per esempio, lo studio pubblicato dal Medical Journal of Australia nell’ottobre dello scorso anno, che mostra come i bambini cresciuti da coppie same sex raggiungano gli stessi risultati, sia da un punto di vista emotivo e sociale che a livello accademico, dei loro pari età cresciuti da genitori different sex. Quello che crea il problema per i bambini di coppie LGBT+, sottolinea lo studio, sono gli atteggiamenti discriminatori di cui sono vittime.