Vorrei farvi leggere la mia storia nel modo in cui l’ho vissuta io: senza fretta, con molta – a tratti troppa – confusione in testa e tanta tanta bifobia interiorizzata.
Non sono mai stata una bambina con tanti amici. Ho iniziato a leggere a sei anni libri fantasy e sono stati l’unico modo in cui sono riuscita a superare tre anni infernali di scuole medie (e probabilmente mi hanno aiutato anche negli altrettanto infernali cinque anni di liceo). Ero la bambina che andava bene a scuola e alle feste non era invitata perché non era abbastanza simpatica e alla moda. Avevo due o tre amiche a cui tenevo tantissimo.
In terza media strinsi un legame fortissimo con una ragazza di nome F., tanto da dedicarle ogni canzone in spagnolo che al tempo conoscevo. Nello stesso periodo – in cui spopolavano High School Musical e il Mondo di Patty – la mia camera era tappezzata di poster di Ashley Tisdale e Brenda Asnicar; quella delle mie amiche di Zac Efron e dei Jonas Brothers.
L’ultimo giorno di scuola delle medie c’eravamo io e F. abbracciate a piangere perché l’anno prossimo non saremmo andate a scuola insieme. Le promisi che l’avrei chiamata tutti i giorni.
Quell’estate ebbi il mio primo fidanzatino, che durò parecchio tempo.
Quell’estate piansi disperata per aver perso un ciondolo che F. mi aveva regalato.
Iniziò il liceo e io mantenni la mia promessa: la chiamavo tutti i giorni, anche solo per sapere come le era andata la giornata. Facevo di tutto per passare a casa sua per vederla, pure che fossero cinque minuti, avevo bisogno di vederla.
Con un’amica scoprii le fan fiction yaoi e superai l’omofobia con cui fino a quel momento ero cresciuta, e a cui ero stata più o meno educata.
L’amicizia con F. non andò avanti troppo a lungo: io volevo che lei mi dedicasse più tempo e più attenzioni, lei aveva problemi per conto suo e non riusciva a starmi dietro, seguì una serie di incomprensioni e non ci sentimmo più. Piansi per giorni. Avevo litigato anche con un’altra cara amica e mi sembrava perfettamente normale stare così male in quel periodo. Scrissi una breve storia su due ragazze e la loro storia d’amore, sapendo benissimo di essermi ispirata alla nostra amicizia: ovviamente la ragazza della storia che si struggeva per un amore finito ero io, anche se al tempo negai la cosa.
L’anno dopo si fece risentire – nel frattempo mi ero lasciata con il mio ragazzo – per poi sparire di nuovo dopo poco tempo. Per un anno continuammo a scriverci tra alti e bassi – tra volte in cui mi riscriveva lei e volte in cui mi dava buca – fino a quando decisi di lasciar stare, pensando non valesse la pena continuare così.
Quell’anno incontrai il mio primo amore, R.; era un ragazzo, ovviamente. Fu amore a prima vista.
Fu praticamente lui a parlarmi di bisessualità – in merito ad attrici porno – e la cosa mi lasciò profondamente turbata.
Sono cose schifose, la gente normale non fa queste cose, uno deve decidere se gli piacciono gli uomini o le donne mica possono piacergli entrambi. Probabilmente un approccio più romantico all’argomento avrebbe contribuito a non farmi pensare queste cose, ma, contando che nella mia famiglia la bisessualità è quella cosa che la gente fa per moda, non c’era molto che io potessi fare al tempo.
Intanto, la mia amica F. era ricomparsa, ci eravamo incontrate ad una festa di un’amica comune. C’era anche il mio ragazzo e io passai un sacco di tempo a dirgli che non volevo che lei sparisse di nuovo, che la volevo di nuovo nella mia vita. Non sparì, ma nemmeno si fece vedere.
Mi lasciai con questo mio grande amore, conobbi un altro ragazzo e uscii con F. per raccontarle di questo nuovo ragazzo. Nell’oratorio della chiesa del quartiere a parlare ed io a fissare tutto il tempo le sue labbra. Mi misi con il nuovo ragazzo. Lei mi diede buca per l’ennesima volta. Smisi di scriverle. Non ci stetti neanche male, soffocai tutto.
Nove mesi dopo la incontrai di nuovo al diciottesimo di un amico in comune. Mi giurò che si sarebbe fatta sentire, cercai di non crederle, ma era davvero troppo bella e la perdonai di tutto. Non si fece sentire.
Quell’anno conobbi una ragazza bisessuale, amica del mio ragazzo, le chiesi come facevano a piacerle entrambe le cose – perché genuinamente non capivo – dopo averle sentito fare un commento sulla bellezza delle tette. Vedi, io non ho questa adorazione per le tette, non posso essere bisessuale.
Ancora non avevo guardato il problema dal punto di vista corretto.
Poi iniziai l’università e, forse, complici le serie tv in cui iniziavo a vedere più spesso personaggi bisessuali, complice il mio amico M., gay, conosciuto all’università, iniziai ad accettare la bisessualità come orientamento valido, addirittura mi ritrovavo a difendere personaggi bisessuali nei commenti di facebook o di tvshowtime da persone che li definivano gay o lesbiche.
Iniziai a farmi domande, iniziai a chiedermi se a letto con una ragazza ci sarei andata o no. Ma sì, per provare.
Tanto finché non mi innamoro non posso definirmi bisessuale. Iniziai a fare accenni – molto vaghi – alla cosa mentre parlavo con il mio ragazzo. Ma le cose con lui non andavano molto bene: lui era lontano, io non mi ci trovavo più troppo in sintonia.
La mia migliore amica, E., riuscì a starmi accanto in un brutto periodo meglio di chiunque altro. Partimmo insieme per Capodanno, per tutta la vacanza sentii il desiderio di baciarla, ora che eravamo lontane dal mondo e non dovevo fare i conti con nessuno. Non la baciai in quella occasione, più che altro preoccupata del mio fidanzato troppo geloso. Mi resi conto di avere una cotta per lei ma non lo dissi a nessuno. Feci finta di nulla per quattro mesi, feci finta di nulla con me stessa per quattro mesi.
Parlai con il mio ragazzo e gli dissi che forse mi piacevano anche le ragazze. Mi rispose no. Io cercavo di capire cosa mi stesse succedendo e lui mi rispose no, troncando la conversazione. Non gli dissi niente di E., la cotta per lei mi era anche passata, ma lui non volle saperne niente e io mi chiusi a riccio. Lui partì ed io passai una brutta estate per vari motivi.
Quell’estate è stata anche un po’ l’estate della rinascita. Mi resi finalmente conto di cosa avevo provato per F. in tutti quegli anni e fu una liberazione: ero stata così male e non mi ero mai riuscita a dare una spiegazione convincente ed ora finalmente tutto aveva senso. Accettai che mi era piaciuta E., accettai che probabilmente per il mio ragazzo non provavo più le stesse cose, accettai che se mi eccitavano anche le ragazze dovevo smetterla di trovare giustificazioni pur di non definirmi bisessuale.
Non avevo mai accettato l’idea che potessi essere bisessuale, per molto tempo non avevo nemmeno capito come potessi esserlo: al massimo credevo di avere un fetish per i capelli lunghi e biondi, nulla di più.
Iniziai pian piano a dire alle mie amiche più care che mi piacevano anche le ragazze, dissi a E. che avevo avuto una cotta per lei, lasciai il mio ragazzo.
A settembre conobbi il mio ragazzo attuale, FP, che, oltre ad essere bellissimo, è anche molto intelligente e premuroso. Mi ha capita meglio di chiunque altro e mi ha resa felice.
Tra capire di essere bisessuale e accettare completamente la cosa c’è un abisso: ci sono stati intoppi e crolli emotivi e momenti in cui mi chiedevo se ero normale, misti a momenti in cui mi sono detta che in fondo in fondo l’ho sempre saputo.
FP è stato accanto a tutto questo e senza di lui ci avrei messo molto più tempo ad accettare tutte le cose che ancora facevo finta non esistessero. E so che mi sarà accanto anche quando deciderò di raccontare tutto ai miei genitori.
Ora mi amo anche io, ora sono serena perché sono riuscita a trovare un senso a qualcosa che prima non lo aveva.
Ho anche rivisto F., non le ho detto che ero innamorata di lei, ma le ho detto che mi era piaciuta. Ora ci sentiamo qualche volta per andare a prendere un caffè insieme e raccontarci come va.
Ci sono stati altri segnali nel corso di questi venti anni, ma li ho ignorati tutti per anni.
A volte vorrei che le cose fossero andate diversamente, che mi fossi accorta prima di tutto ciò, che magari nella mia famiglia si fosse parlato di bisessualità per non rendere così difficile il mio coming out con me stessa.
Ma non sarei la stessa persona di ora.
E io sono davvero orgogliosa della persona che sono ora.