Nel 2010, oramai lontano più di mezzo decennio anche se a me ancora sembra ieri, Marco Pannella rilasciava un’intervista che in molti definirono ‘bomba’. L’esplosiva notizia riguardava principalmente il suo orientamento sessuale. In verità già da quando io non ero ancora in grado di leggere, Giacinto detto Marco non aveva certo nascosto le sue preferenze e anzi, orgogliosamente ed anzitempo, viveva il privato come politico e la sua sessualità come strada di liberazione. Come mai allora oggi tornano alla ribalta gli articoli su quel coming out del 2010?
Qui la vicenda si fa doppiamente interessante.
Durante la sua partecipazione al programma televisivo “Fuori onda” (La7), il volto eterno del Partito Radicale viene interrotto ripetutamente durante il suo intervento in merito alle unioni civili e alle adozioni da parte di coppie omosessuali. Nel particolare, Tommaso Labate gli domanda se al leader politico fosse mai venuto il desiderio di contattare i possibili figli che avrebbe in giro per l’Italia.* A tanta bassezza Pannella non va affatto in tilt – come vorrebbe descrivere la cosa il giornale Libero – e risponde invece in maniera secca e decisa. Dal video dell’intervista disponibile online qui, ci si accorge che Marco Pannella molto lucidamente ridicolizza con poche parole la pochezza della domanda, e smaschera il tentativo di distogliere l’attenzione dalle sue argomentazioni per lasciare spazio a sottintesi giudizi sui suoi trascorsi. Un attento ascoltatore difatti si renderà conto immediatamente che Labate non sta domandandogli un commento in merito ai fatti (ex. Ha davvero dei figli per l’Italia? Se sì, ha verificato mettendosi in contatto con loro?), chiede invece se il politico abbia mai ‘provato il desiderio di’. Personalmente, da elettrice, sono la prima a dire a Labate che se Pannella ha mai avuto il pensiero di desiderare di considerare di aspirare a valutare […] di contattare i suoi eventuali possibili incerti casuali […] figli: questi non sono cazzi suoi, o miei. (Permettetemi la semicitazione). E soprattutto, non mi interessa.
Questa vicenda però ha riportato alla ribalta quella serie di articoli del Maggio 2010, perché nelle dichiarazioni rilasciate quell’anno a Clemente Mimun si discute di quei figli-fantasma e anche dell’orientamento sessuale di Pannella. Ed è così che grazie alla magia dell’archivio di internet sono potuta risalire a un più dettagliato e veritiero percorso di esposizione del privato da parte di Pannella.
Nell’intervista rilasciata al giornale Chi e ora consultabile a questo link assieme ad altre informazioni condivise non solo in quell’occasione, la domanda incriminata rivolta a “detto Marco” è molto specifica e riporta quanto segue: “Lei ha parlato della sua bisessualità decenni orsono. (sic)”.
Il termine utilizzato da Mimun è quello, come deducibile dalla struttura grammaticale della frase, usato addirittura decenni prima dal soggetto chiamato in causa. Quello che comprendiamo da questa semplice sintassi e terminologia è che Marco Pannella si identifica come bisessuale. Da decenni. Decenni di dichiarata, manifesta e consapevole bisessualità.
E allora perché, mi domando, l’intervista viene condivisa su diversi siti – soprattutto qui – come il coming out di un omosessuale?
Anche lì dove si è rispettosamente attenti al coming out di Marco Pannella come bisessuale, l’informazione che sovrasta quelle più precise è un generico acchiappa-click che lo vede gay (come ad esempio in questa pagina)
Posto che – ed è stato recentemente discusso grazie alla traduzione di un intervento in lingua inglese proprio in questo blog – la scelta di dichiararsi gay anziché bisessuali è per alcuni una scelta consapevole e per questo rispettabilissima, Marco Pannella ha formulato un coming out secondo una terminologia precisa che non è stata rispettata.
Rivendichiamo quindi anche in suo nome la nostra esistenza, presenza, militanza. Rivendichiamo la possibilità di avere il coraggio di sentirci noi stessi come ha saputo fare lui da decenni.