Frida Kahlo è una pittrice conosciuta a livello mondiale, specialmente per il suo monociglio e la storia d’amore con Diego Rivera, ma Frida fu molto più di tutto questo. Era bisessuale ed ebbe una vita molto travagliata.
Fin dall’adolescenza manifestò una personalità molto forte e un particolare talento artistico. Frida aveva uno spirito indipendente e passionale, era riluttante verso ogni convenzione sociale. Studiò inizialmente al Colegio Alemán, una scuola tedesca, e nel 1922, aspirando a diventare medico, s’iscrisse alla Escuela Nacional preparatoria. Qui si legò ai Cachuchas, un gruppo di studenti con un berretto come segno distintivo, sostenitori del socialismo nazionale, e incominciò a dipingere per divertimento i ritratti dei compagni di studio.
Il 17 settembre 1925 un evento terribile cambiò drasticamente la sua vita che la rinchiuse in una profonda solitudine ed ebbe solo l’arte come finestra sul mondo. All’uscita da scuola, Frida salì su un autobus per tornare a casa e pochi minuti dopo rimase vittima di un incidente tra il veicolo su cui viaggiava e un tram. L’autobus finì schiacciato contro un muro. Le conseguenze dell’incidente furono gravissime per Frida: la colonna vertebrale le si spezzò in tre punti nella regione lombare; si frantumò il collo del femore e le costole; la gamba sinistra riportò 11 fratture; il piede destro rimase slogato e schiacciato; la spalla sinistra restò lussata e l’osso pelvico spezzato in tre punti. Inoltre, un corrimano dell’autobus le entrò nel fianco e le uscì dalla vagina. Subì 32 operazioni chirurgiche. Dimessa dall’ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel letto di casa, col busto ingessato.
Questa situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e ad avvicinarsi alla pittura. Il suo primo lavoro fu un autoritratto, che donò al ragazzo di cui era innamorata. Da ciò scaturì la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto e dei colori. Incominciò così la serie di autoritratti: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio” affermò.
Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, con dolori però che sopportò per tutta la vita. Fatta dell’arte la sua ragione di vita, un giorno decise di sottoporre i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore dell’epoca, per avere una sua critica.
Rivera rimase assai colpito dallo stile moderno di Frida, tanto che la prese sotto la propria ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana. Divenne un’attivista del Partito Comunista Messicano e partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di Diego Rivera. Nel 1929 lo sposò, pur sapendo dei continui tradimenti a cui sarebbe andata incontro. Conseguentemente alle sofferenze sentimentali, ebbe anche lei numerosi rapporti extraconiugali, comprese varie esperienze con altre donne (Tina Modotti, Aleksandra Kollontaj, Rosa Rolando e Chavela Vargas).
Durante un soggiorno a New York, Frida si accorse di essere incinta, per poi avere un aborto spontaneo, a causa dell’inadeguatezza del suo fisico: questo fatto la scosse molto e decise di tornare in Messico col marito. Nel 1939 divorziarono, a causa del tradimento di Rivera con Cristina Kahlo, la sorella di Frida.
Diego tornò da Frida un anno dopo: malgrado i tradimenti disse che non aveva smesso di amarla. Le fece una nuova proposta di matrimonio che lei accettò con riserve e si risposarono nel 1940 a San Francisco. Da lui aveva assimilato uno stile naïf, la sua intenzione era quella di affermare la propria identità messicana. Identità che era evidente anche nel suo modo di vestire. Infatti, Frida si ispirava al costume delle donne di Tehuantepec, un comune di Oaxaca, che ha una reputazione di “società matriarcale”.
Nell’agosto del 1953, per una infezione esitata in gangrena, le fu amputata la gamba destra. Morì di embolia polmonare a 47 anni, nel 1954. Fu cremata e le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul, oggi sede del Museo Frida Kahlo. Le ultime parole che scrisse nel suo diario furono:
“Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”