PARTE 1: La lotta per portarmi fuori
Tengo molto a condividere qui la mia esperienza, perché se posso scrivere ciò che sto scrivendo è in parte grazie alla storia di qualcun altro, in cui mi sono totalmente immedesimata in quanto a dubbi, e che mi ha aiutata moltissimo nello “sbloccare” la scintilla di coraggio che mi serviva.
Spero che qualcun altro possa trovare un aiuto nelle mie parole.
Vado per i 20, e la mia sessualità è diventata un percorso estremamente travagliato da 3 anni a questa parte.
Accorgermi di essere bisessuale è stato abbastanza traumatico e improvviso: rendermi conto, una notte, di punto in bianco, dormendo da un’amica, di essere irrimediabilmente attratta dal suo corpo.
È stato un capovolgimento, un “puf”!
C’è chi guardando indietro ammette “in effetti lo sono sempre stata/o ora che ci penso”; per me non è stato così.
Mi è mancato il terreno sotto i piedi. Non sapevo più chi fossi, ero sconvolta da queste nuove emozioni, ne riempivo i diari.
All’inizio è stata solo una cotta esplosa per lei.
Dico “solo una cotta” col senno di poi, ma sul momento era tanto, tanto dolorosa. Compagna di classe, praticamente migliore amica, fidanzata con mio fratello! Un completo nonsense. Un anno trascorso a vederla ogni giorno e a sentire ogni giorno un taglietto in più nel cuore.
Quando finalmente mi è passata (non senza aver lasciato parecchi segni)… è arrivato il peggio: cominciare a sentirmi attratta anche dalle altre ragazze.
Sempre rigorosamente etero, peraltro.
Abito in una città piccola, in cui non è così frequente incontrare l’occasione giusta.
Non c’è omofobia, o almeno davvero poca, semplicemente è davvero difficile statisticamente trovare qualcuno come te.
Il secondo anno è stato terribile, un dissidio d’identità, è stato non sapere cosa fossi, perché provassi quelle sensazioni, e il dolore si intensificava col passare del tempo, perché avevo un disperato bisogno di fare un’esperienza con una ragazza per capire se lo fossi davvero o no, per dare un senso al mio dolore, non potevo capirlo se non provando.
È stata un’attesa infinita, aspettavo ogni viaggio, ogni vacanza, ogni occasione diversa pensando “Magari lì la troverò”. Ogni giorno una cotta per una ragazza diversa, stava diventando un’ossessione, era logorante. Non che non mi accettassi, semplicemente ero sfinita, avevo questa cosa da capire e non sapevo dove trovare l’occasione per capirla!
L’unica volta che credevo di averla trovata, è finita molto male, con un rifiuto da parte sua, cosa che mi aveva gettato nello sconforto più totale. Dopo tanto aspettare…
Poi… È arrivata l’occasione. Campeggio al mare, un’altra ragazza bisessuale, ed è successo. Non siamo andate proprio fino in fondo ma è successo abbastanza da capire che sì, mi era piaciuto, per la miseria.
Non provo nemmeno a descrivere ciò che provai perché mi dilungherei eccessivamente. Dico solo che piansi dall’ondata sollievo, mi commossi per lo scarico di tensione emotiva. Ricordo che pensai ad Atlante che poggiava il peso del mondo: può sembrare un’immagine melodrammatica, ma mi sentii sinceramente così!
Credevo che il mio viaggio travagliato fosse finito, ancora una volta… E invece, di nuovo, peggiorò, con una nuova fase di consapevolezza.
Certo, avevo capito finalmente di esserlo, sì, ero bisessuale.
Ma… Pochi mesi dopo, verso ottobre, precipitai di nuovo.
Continuava l’ossessione per le altre ragazze, il desiderio di provare, la tensione, i pianti davanti ai video musicali su YouTube, le ricerche su internet per capire da altri come mai mi sentissi così, le ore passate a chiedermi perché, perché dovessi scoppiare a piangere solo alla vista di una coppia di ragazze in intimità.
Con alcuni amici ne parlavo spesso, ma non riuscivo a giungere a una conclusione se non: “Devo avere un’esperienza”, tornando da capo al problema “Dove?? Dove la trovo??”…
Poi.
Arriva lui. Lui che è LUI, e non so dire altro perché nessuno crede a una ragazza di 20 anni che dice che lui è Lui. E in concomitanza con il pessimo tempismo, inaspettato e troppo, troppo precoce dell’arrivo di quella che penso potrebbe essere la persona della mia vita, arriva anche… Lei.
Lei che è la prima, dopo 3 anni, a dirmi che io e lei potremmo essere un qualcosa.
Finisco qui la prima parte, quella che ritenevo necessaria per provare a farvi capire con quanta intensità e dolore ho vissuto il mio percorso verso la consapevolezza, verso il portarmi fuori.
Nella seconda parte vi racconterò la mia situazione attuale, spostandomi ad un altro problema, nel presente, e alle tante tante tante domande a cui finalmente sto dando le prime risposte e in cui forse altre potranno ritrovarsi.
CONTINUA…
Ciao Silvia. Grazie perché la storia di questa ragazza è incredibilmente simile alla mia ha degli aspetti tanto simili a quello che è il mio percorso. Vi seguo con piacere perché mi date tanto sostegno e sempre fiera di me. ♥️