La seguente intervista, relativa ad una interessantissima ricerca svolta su un ampio campione di uomini bisessuali americani di differenti origini etniche, è stata pubblicata due anni fa sul blog americano “bisexual.org”. Noi di Bproud abbiamo contattato personalmente il Dr. Eric Schrimshaw, titolare della ricerca accademica, per chiedere se sono stati pubblicati, nel frattempo, dati più recenti in merito (come la parte riguardante il comportamento dei bisessuali in relazioni same sex). E’ molto importante, in questo ambito di ricerca, avere dei dati quanto più aggiornati possibile visto che, con il passare degli anni, la promulgazione di nuove leggi e il cambiamento degli approcci culturali, le novità in merito possono essere tante e considerevoli.
Il Dr. Eric Schrimshaw ci ha confermato che la ricerca è tuttora in corso e che ci terrà aggiornati sugli sviluppi, ma che, per il momento, quelli che seguono sono i dati più recenti e attuali.
Buona lettura.
Traduzione a cura di Anna; revisione a cura di Francesca
(link all’intervista originale QUI; link alla ricerca QUI)
Zachary Zane (intervistatore): Il Dottor Eric Schrimshaw della “Mailman School of Public Health della Columbia University” ha pubblicato una recente ricerca accademica sulla rivista “Archives of Sexual Behavior” nella quale esplora i motivi che spingono gli uomini “con comportamenti bisessuali” a non dichiarare i loro rapporti same sex alle loro partner donne, ai membri della famiglia e agli amici. Le sue scoperte hanno rivelato motivazioni inaspettate e illustrano alcune delle difficoltà specifiche che gli uomini bisessuali devono affrontare a causa dello stigma. Ho avuto il piacere di parlare con il Dr. Schrimshaw così da farmi un’idea più chiara dei risultati dei suoi studi e scoprire quali siano le implicazioni della sua ricerca su vasta scala.
Z.Z: Salve, Eric. Prima di tutto vorrei ringraziarti per il tuo tempo. Ci tengo a dirti che ho apprezzato il tuo articolo su “Archives of Sexual Behavior” perché è fondamentale che ci sia maggiore attenzione da parte dei ricercatori riguardo le difficoltà e i bisogni specifici degli uomini bisessuali. In più la tua ricerca ha rivelato alcune nuove informazioni sullo stigma e i motivi per cui gli uomini bisessuali scelgono di non divulgare il loro orientamento. Ma prima di andare troppo oltre, potresti parlarmi brevemente delle problematiche su cui si basa la tua ricerca e qual è la sua finalità?
Dr. Eric Schrimshaw: Io e miei colleghi della Columbia abbiamo ricevuto dei cospicui fondi dall’Istituto nazionale della Sanità (National Institute of Health) il cui obiettivo primario era studiare un potenziale atteggiamento sessuale rischioso tra gli uomini bisessuali e le loro partner donne. Nello specifico, ricercare come gli uomini bisessuali possano fare da ponte fra la popolazione nella diffusione del virus dell’HIV alle donne. Ma io ho trattato la ricerca da una prospettiva diversa che andasse di pari passo con i miei interessi. Per tanto tempo ho guardato con interesse al processo di coming out negli uomini queer, a come le relazioni sono formate, ai benefici di dichiarare apertamente la propria identità sessuale e alle potenziali conseguenze sulla salute dovute alla segretezza e allo stigma. Ho quindi affrontato la ricerca da quell’angolazione.
Abbiamo condotto un ampio numero di interviste qualitative con 203 uomini. In aggiunta ai molti argomenti che avevamo pensato come team di ricerca, abbiamo anche permesso agli stessi uomini intervistati di fare domande e parlare della propria vita e delle proprie esperienze riguardo il non essere out. Uno degli argomenti di maggior interesse sono le problematiche relative alla rivelazione (della bisessualità), alla segretezza e allo stigma.
Z.Z: Qual è la struttura della vostra ricerca e come avete pianificato il lavoro?
E.S: C’è veramente poca ricerca riguardo motivo per cui gli uomini bisessuali scelgono di fare coming out rispetto alla quantità di studi relativi, invece, alle stesse esperienze per gli uomini gay. Già solo questo fattore costituisce un importante ampliamento rispetto allo standard (delle ricerche svolte fino ad ora NdT). I pochi studi che sono stati condotti (in modo specifico sugli uomini bisessuali) hanno raggiunto due conclusioni. Alcuni sostengono che il non rivelarsi sia il risultato di una confusione riguardo alla propria identità sessuale. Ritengo che questo non faccia altro che perpetuare uno stereotipo ancora più grande che riguarda gli uomini bisessuali. C’è la percezione che la bisessualità sia uno status temporaneo e che gli uomini bi siano semplicemente confusi. In alcuni casi più estremi molti individui pensano che gli uomini bi non esistano nemmeno. Ma questo è solo un lato del dibattito. Noi eravamo interessati all’altro aspetto. Ci siamo chiesti: è possibile che problematiche quali lo stigma e la bifobia stiano contribuendo all’incapacità o alla riluttanza degli uomini bisessuali ad essere più aperti riguardo alla loro sessualità?
Z.Z: E i vostri risultati cosa hanno mostrato?
E.S: Quando abbiamo chiesto direttamente agli uomini intervistati perché non avessero parlato con le loro partner, famigliari e amici, ci hanno risposto chiaramente che temevano di ricevere reazioni molto negative (da chi li circonda NdT). Il motivo non è una confusione sulla propria identità.
Sono convinti che soprattutto le loro partner avrebbero reazioni emotive molto forti nello scoprire la bisessualità dei loro compagni e che questo significherebbe la fine immediata della loro relazione, il divorzio, il trasferimento in altra casa o la decisione di cacciarli via. Ritengono che anche la famiglia e gli amici avrebbero reazioni omofobe e finirebbero per marchiarli o isolarli. O dimostrando direttamente a parole la disapprovazione del loro “lato omosessuale” o rivelando a soggetti terzi la loro bisessualità e divulgando i loro segreti. In sostanza, gli uomini presenti nel nostro studio, in coppia con donne, non vogliono rivelare la loro sessualità per mantenere un’apparenza pubblica di eterosessualità.
Inoltre, i soggetti della nostra ricerca sono convinti che le loro partner avrebbero la reazione più negativa di tutte. Anche gli uomini provenienti dagli ambienti più conservatori o religiosi pensano che le loro compagne avrebbero reazioni peggiori rispetto anche a quelle dei loro stessi genitori. Mentre pensano che i loro genitori potrebbero comunque essere delusi, molti degli intervistati non ritengo che si arrivi ad essere respinti per il resto della loro vita. Questo non vale però per le loro compagne. Riguardo gli amici, gli intervistati ritengono che potrebbero perdere alcuni di quelli etero o che il rapporto con loro potrebbe risultare imbarazzante a volte, ma, alla fine, si aspettano reazioni più tolleranti e aperte dai loro amici etero che dalle loro compagne.
Z.Z: Avete anche condotto ricerche sulla non rivelazione della bisessualità da parte di uomini in relazione con uomini gay?
E.S: Abbiamo dei dati e ci stiamo lavorando. Alcuni degli uomini non sentono la necessità di “reclamizzare” la propria sessualità con i loro partner dello stesso sesso. Lasciano che gli altri uomini pensino che loro siano gay. Altri invece usano la loro bisessualità come un punto a favore perché gli uomini bisessuali tendono ad essere feticizzati da molti uomini gay ed essere percepiti come particolarmente mascolini, sexy o attraenti.
Z.Z: So che il vostro studio si è basato su un campione proveniente da diverse origini etniche. Uomini di tutte le etnie, con diversi background socioeconomici, religiosi e livelli di istruzione.
E.S: Sì, siamo stati in grado di reclutare un campione etnicamente molto vario ed interessante. È uno degli aspetti positivi di fare ricerca in una città come New York.
Z.Z: Ho notato che grazie ad un campione così vario, siete stati in grado di sfatare il mito razzista dell’uomo di colore, bisessuale, che è causa della diffusione dell’HIV. E l’avete fatto mostrando che gli uomini che fanno sesso sia con uomini che con donne (MSMMW), al di là della razza, spesso non rivelano il loro “comportamento bisessuale”. Può spiegarci questo fenomeno nel dettaglio?
E.S: Studi condotti in passato sottolineano come gli uomini afro americani e ispanici tendano più facilmente ad identificarsi come bisessuali piuttosto che gay e rivelare meno la loro sessualità. Nel nostro studio non abbiamo riscontrato questo, in parte perché tutti gli uomini da noi intervistati comunque non sono “out”, ma in aggiunta a questo abbiamo riscontrato come anche uomini bianchi ed asiatici espongano le stesse ragioni e preoccupazioni riguardo lo stigma e la non rivelazione della loro sessualità degli uomini afro americani e ispanici. Abbiamo avuto un partecipante italo americano con un background cattolico che vive a Brooklyn che ci ha detto che la sua chiesa, i suoi genitori e gli amici non potrebbero mai accettare la sua bisessualità. Abbiamo anche avuto un certo numero di intervistati di origine indiana e filippina che ci hanno parlato delle loro famiglie di ex immigrati, molto tradizionali, e come il sesso “same sex” non sia accettato nella loro cultura. Abbiamo notato la stessa cosa anche per gli uomini ebrei ortodossi. Sono le stesse storie che sentiamo dagli uomini afro americani e ispanici. Abbiamo quindi scoperto che le ragioni per non divulgare la propria sessualità siano molto simili per tutti e quattro i gruppi razziali.
Z.Z: Ritenete che ci siano delle differenze tra attrazione fisica e romantica? Sembra quasi che molti degli uomini da voi intervistati siano attratti fisicamente dagli uomini ma non romanticamente ed emotivamente. Si parla spesso di “è solo sesso”.
E.S: Abbiamo studiato solo un sottogruppo di uomini bisessuali che hanno relazioni con partner donne (che non rivelano il loro comportamento sessuale). Entro i confini del nostro campione, quindi, la maggior parte degli uomini tende ad avere relazioni puramente sessuali con partner dello stesso sesso. Ma se avessimo studiato un campione più generale di uomini bisessuali ci saremmo aspettati di trovare più relazioni di tipo emozionale/romantico. Ma comunque, anche all’interno del nostro campione, ci sono degli uomini che desidererebbero poter essere più aperti ed emotivamente coinvolti con i loro partner dello stesso sesso, ma hanno paura di essere scoperti.
Z.Z: Sembra quindi che ci sia una combinazione di più fattori. Alcuni degli uomini bisessuali della ricerca sono attratti solo fisicamente da altri uomini mentre altri, che potrebbero essere più coinvolti emotivamente ed essere attratti romanticamente, non portano avanti questo comportamento per omofobia interiorizzata o paura di essere scoperti.
E.S: Esattamente
Z.Z: Uno degli elementi a cui hai accennato, che è stato anche un po’ il limite di questo studio, è che il partecipante doveva comunque farsi avanti come volontario per essere incluso nello studio stesso. Nel tuo articolo accademico hai accennato al fatto che questa necessità (l’essere volontari NdT) ha significato una maggiore apertura di base di questi uomini riguardo la propria sessualità e quindi una minor “confusione”. Io so per certo che quando ero “confuso” o in una fase di negazione, non mi sarei mai fatto avanti per uno studio come questo in cui avrei dovuto parlare dei miei rapporti sessuali con uomini e donne. Questo aspetto può viziare i risultati e spiegare come nessuno degli intervistati sia confuso riguardo la propria (bi)sessualità?
E.S: Concordo sul fatto che non abbiamo riscontrato molta “confusione” riguardo l’identità sessuale negli uomini intervistati. Gli individui del campione analizzato, per la maggior parte, anche se molti si identificavano come eterosessuali, sono stati molto chiari riguardo il piacere di fare sesso con altri uomini e sulla volontà di continuare a farlo. Quindi no, come dici tu, non c’è molta confusione riguardo l’identità sessuale. Questo, almeno in parte, può avere a che fare con il fatto che la persona ha dovuto incontrare personalmente con il ricercatore e discutere tutte le sue problematiche. C’è anche da dire che questo specifico campione è molto meno aperto di quello di precedenti studi perché ci siamo concentrati solo su uomini le cui partner femminili non sono al corrente del loro atteggiamento bisessuale. Ogni persona in questo studio è, in una qualche misura, ancora “nascosta” e ha un’identità pubblica eterosessuale.
Z.Z: Ultima domanda: come possiamo diminuire il livello di stigma per uomini bisessuali in relazione con persone del sesso opposto?
E.S: Penso ci siano una serie di fattori. Primo: l’ambito della ricerca scientifica ha sempre erroneamente raggruppato, per studi e ricerche, uomini bisessuali e uomini gay, invece che analizzare i due gruppi separatamente. Io mi sono convinto, attraverso questo studio e molti altri, che se da una parte abbiamo un certo numero di fattori in comune, incluso lo stigma, dall’altra c’è la necessità di separare quelle che sono le problematiche relative all’uomo gay e all’uomo bisessuale. Un atteggiamento di questo tipo ritengo possa aumentare la consapevolezza sia nel mondo della ricerca scientifica che all’interno della comunità LGBTQ+.
Ma, allo stesso tempo, capisco i fattori scatenanti che portano gli eterosessuali a dire: “non esistono i “veri” bisessuali”. Loro non sanno che i loro amici e parenti sono bisessuali a causa della tendenza da parte degli uomini bi a non rivelare la propria sessualità, soprattutto se sono in una relazione con donne. Quindi come la “Giornata nazionale del Coming Out” ha avuto degli effetti benefici per persone gay e lesbiche e ha aumentato la consapevolezza del pubblico e aiutato a combattere gli stereotipi, anche i bisessuali hanno bisogno di fare lo stesso. Uomini, donne e celebrità bisessuali possono aumentare la consapevolezza sulla bisessualità facendo coming out e facendo in modo che gli altri sappiano del loro orientamento anche se sono in relazione uomo-donna. Questo atteggiamento aiuterebbe tanto ad aumentare la consapevolezza pubblica sull’argomento e a dissipare gli stereotipi.
Z.Z: Sì, è veramente importante che più persone bisessuali possibili facciano coming out ogni volta che possono, se si sentono sicuri nel farlo.
E.S: Assolutamente.