Joséphine Baker è stata una cantante e danzatrice statunitense naturalizzata francese. Oltre ad essere considerata la prima star nera e ad essere tra le più acclamate vedette di Parigi, durante la Seconda guerra mondiale fece parte del controspionaggio francese della Francia Libera.
In seguito, usò la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell’emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.
Si è sposata varie volte con degli uomini, ma ebbe anche relazioni con alcune donne, come Frida Kahlo e Clara Smith.
Abbandonata la famiglia all’età di 13 anni, riuscì a risparmiare qualche volta per acquistare il biglietto per gli spettacoli del Boxer Washington Theatre, riservato solo ai neri. È maturato così il suo amore per il ballo e il canto. Un giorno riuscì a convincere il direttore a farle un provino e Josephine iniziò in questo modo la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis.
Joséphine divenne la prima ballerina al teatro degli Champs-Elysées; la sua bellezza di donna e la sua bravura di artista mandarono Parigi in delirio. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni univa il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana.
Nel 1927 Joséphine cominciò la revue delle Folies Bergère accompagnata da un leopardo, cosa che terrorizzò l’orchestra mentre fece fremere di paura il pubblico. Nello stesso anno si lanciò nella mondo della musica e nel 1931 riportò un indimenticabile successo con la canzone J’ai deux amours composta da Vincent Scott.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Joséphine diventò un agente del controspionaggio. Per questo motivo frequentò l’alta società parigina e in seguito si mobilitò a favore della Croce Rossa. Dopo la Campagna di Francia, il 24 novembre 1940 si arruolò nei servizi segreti della Francia Libera.
Durante la guerra si fece carico di missioni importanti, utilizzando i suoi spartiti musicali per celare dei messaggi. In seguito, fu ingaggiata dal servizio femminile inquadrato nell’Armée de l’Air. Alla Liberazione proseguì la sua attività a favore della Croce Rossa e cantò per i soldati al fronte, seguendo con i suoi musicisti il proseguimento della guerra. Alla fine della guerra, conclusa con il grado di capitano, fu decorata con la Legion d’onore da Charles de Gaulle.
Nel 1947 si sposò con il direttore d’orchestra Jo Bouillon e insieme acquistarono il castello di Milandes in Dordogna, dove accolsero e adottarono 12 bambini provenienti da diversi paesi del mondo, che verranno chiamati, in modo giocoso, “la mia tribù arcobaleno”.
Il 6 marzo 1960 entrò a far parte di una loggia appartenente alla Grande Loggia Femminile di Francia. Partecipò poi nel 1963, a Washington, alla marcia organizzata da Martin Luther King.
Gli anni ’70 furono una nuova fase di successo, con spettacoli in tutta Europa e negli Stati Uniti. Dopo uno spettacolo della sua ultima revue a Parigi, l’11 aprile 1975 fu trovata esanime e morì poche ore dopo per un’emorragia cerebrale.
Fu seppellita nel cimitero del Principato di Monaco, dopo un funerale con gli onori militari a Parigi, a cui assistette una folla immensa.
“Giungerà sicuramente il giorno in cui il colore non significhi nulla più del tono della pelle, quando la religione venga vista unicamente come il modo di parlare all’anima di qualcuno, quando i luoghi di nascita abbiano il peso di un lancio di dadi e tutti gli uomini siano nati liberi, quando la comprensione nutre l’amore e la fratellanza.”
N.d.R: Ci è stato segnalato recentemente, e poi confermato da noi da fonti che abbiamo trovato, che Joséphine Baker ha vissuto la sua bisessualità in modo represso e segreto. Inoltre, dopo aver scoperto che uno dei suoi figli aveva una relazione con un ragazzo, lo mandò a vivere col padre. Sicuramente i tempi in cui ha vissuto, non hanno aiutato Josephine ad accettare il suo orientamento. Nonostante non possa essere considerata una “queer role model”, è stata comunque una figura molto importante per lo spettacolo francese e per la Seconda guerra mondiale.
Qui le fonti: Josephine Baker’s Hungry Heart e When Frida Kahlo set her eyes on Josephine Baker.